mercoledì 3 giugno 2015

Brescia, sprazi di grand'Italia.

Ho visto speranze azzurre crescere, ché la speranza è l'ultima a morire. Di campionesse no, non è il momento di parlarne, per ora, ma di un florido sottobosco sì, urliamolo al mondo. Ho visto i muscoli di una Martina Caregaro mai così convinta; il tennis a tratti estasiante della Paolini, che solo dovrebbe sistemare quel servizio; la grintosissima sfrontatezza di Georgia Brescia, tennista sostanzialmente in fasce con una difesa pazzesca; la completezza e il ritmo esagerato di Cristiana Ferrando, già nota su queste pagine e favolosa speranza in potenza, con i suoi colpi pesanti ed un servizio inconsueto a queste latitudini. Ho visto un torneo, quello di Brescia, che non ha nulla da invidiare a molti eventi international, sintomatico di una volontà di crescere e di una fame di tennis che, se solo venisse percepita dalla nostra sonnacchiosa federazione, potrebbe avere un meraviglioso effetto volano sulla crescita di un movimento troppo spesso afflitto da inveterato pessimismo.

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