sabato 7 marzo 2015

Ci chiediamo sempre le solite cose: Rafa o Roger? Roger o Rafa? Djokovic, a fine carriera, sarà entrato nel grande firmamento? E il fidanzamento tra Griga e Masha è destinato a durare? 
Guardiamo sempre in alto; al rovescio baciato dal Dio dei rovesci di Wawrinka, ai contratti di sponsorizzazione multimilionari di Nishikori e alla mise delle belle signore che, per diritto ereditario, affollano il centrale di Wimbledon.
Ma ci sono anche i diseredati, i senza Dio, i quartieri poveri della racchetta. Ci sono Gonzalez e Monaco che affrontano Sa e Souza davanti a dieci persone a Sao Paulo. O Grigoriu e Paval che contendono le ottanta sterline per i qualificati al secondo turno a Ghedin e Grassi, davanti all'arbitro e a un paio di giudici di linea distratti, da qualche parte in un challenger scozzese. 
Ma ad un certo punto, dalla meravigliosa suburra del doppio internazionale, grazie alla Coppa Davis e alla tivù, che ogni tanto fa quello che deve fare, saltano fuori i gemelli Bryan opposti a Inglot e al fratello ignoto di Murray. Spettacolo. Uno degli eventi dell'anno. I britannici, nettamente sfavoriti contro gli imperatori della specialità, hanno appena recuperato da due set sotto nella bolgia di Glasgow. Mentre scrivo, il punteggio è di sette pari al quinto. Nessuno sa come andrà a finire, ma tutti sperano che duri il più possibile. Gran Bretagna e Stati Uniti e la rivincita del doppio: che specialità fantastica.

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